La storia di Palazzo Ducale ha inizio in un momento fortunato della storia di Genova, quando la potenza economica della Repubblica Marinara si affermò in tutto il Mediterraneo, all’indomani della vittoria su Pisa nella battaglia navale della Meloria del 1284.
Le prime forme di governo comunale non disponevano di una sede stabile, ma dovevano riunirsi di volta in volta nelle dimore private dei singoli membri: vennero così acquisiti due edifici delle famiglie Doria e Fieschi, in una zona strategica nel centro della città medievale. Fu questo il primo nucleo del Palazzo, divenuto poi sede del doge – Ducale – nel 1339 con il primo doge Simon Boccanegra. Due secoli e mezzo dopo, consolidatasi la Repubblica con le riforme di Andrea Doria nel 1528, si decise di dare al Palazzo una veste sontuosa ed elegante, simbolo della Repubblica oligarchica e a tal fine nel 1591 fu incaricato l’architetto Andrea Ceresola detto il Vannone.
Il Ducale divenne così un palazzo in stile manierista, maestoso e imponente, difeso come una fortezza con l’attuale piazza Matteotti chiusa da una “cortina”: una vera e propria sede di Stato, con ambienti di rappresentanza e piazza d’armi.
Nel 1777 un furioso incendio devastò il nucleo centrale, in particolare i saloni del Maggiore e Minor Consiglio e la facciata principale del Palazzo. La ricostruzione fu affidata all’architetto ticinese Simone Cantoni, al quale si deve anche l’omonima scala elicoidale, che reinterpretò gli spazi in chiave neoclassica, accentuandone il carattere solenne e maestoso. Pochi anni dopo, la discesa di Napoleone in Italia segnò la fine della Repubblica, successivamente annessa al Regno di Sardegna nel 1815.
Venute meno le esigenze difensive e abbattuta la “cortina”, il Palazzo si trasformò radicalmente, divenendo sede di uffici amministrativi ed in seguito del Tribunale. Nei primi decenni del Novecento ci fu un’importante azione di restauro diretta da Orlando Grosso, che riportò alla luce le tracce medievali cancellando alcuni interventi seicenteschi, e ripristinò la facciata dipinta su piazza De Ferrari. Il Ducale di oggi è il frutto di un imponente recupero, condotto da Giovanni Spalla a partire dal 1980: un intervento che ha riscoperto l’unitarietà del progetto del Vannone, rivelandone il valore storico e restituendo un tassello di storia alla città, con tutta la ricchezza architettonica e urbanistica che ha accumulato nei secoli.
Dal 1992 Palazzo Ducale è un centro culturale dinamico e prestigioso, sede della Fondazione per la Cultura che organizza mostre d’arte, grandi rassegne, incontri ed eventi di carattere commerciale e culturale.
Sala del Maggior Consiglio
L’immagine che offre oggi al visitatore il Salone del Maggior Consiglio è quella neoclassica settecentesca riferibile al restauro di Simone Cantoni avvenuto dopo il furioso incendio del 1777. Tutto sommato però le dimensioni restano quelle della “Sala Grande” trecentesca e del Salone vannoniano di fine Cinquecento.
In questa sala si riunivano i 400 nobili che amministravano la Repubblica, in base alla riforma aristocratica di Andrea Doria del 1528, ma si ha notizia anche di banchetti, danze, concerti e spettacoli di carnevale in netto contrasto con l’austerità e la severità del governo di un’importante Repubblica racchiuso all’interno di un palazzo-fortezza. Questo è spiegabile, secondo alcuni storici, poiché Genova a partire dal Seicento aveva ormai perso le sue peculiarità di repubblica mercantile e militare per assumere il ruolo di potenza economica e bancaria in grado di gestire gli ingenti flussi di metalli preziosi provenienti dalle Americhe.
Al Cantoni si deve, oltre che alla ricostruzione di questo salone e di quello del Minor Consiglio e della facciata con ardite innovazioni ingegneristiche, anche la realizzazione di un complesso programma decorativo neoclassico in sostituzione di quanto realizzato dal Vannone nel 1591.
Se gli stucchi della volta furono affidati al milanese Carlo Fozzi, del genovese Andrea Casaregi sono le staue in gesso con le allegorie della Concordiae della Pace ai lati del grande portale d’ingresso. Nicolò Traverso e Francesco Ravaschio eseguirono rispettivamente le altre due statue della Giustizia e della Fortezza che affiancavano il trono del Doge in fondo al Salone.
Il trono fu distrutto, insieme alle statue di Uomini Illustri che erano posizionate nelle otto nicchie laterali e alle statue dei Doria della scalinata d’ingresso della piazza. Artefice di tale scempio fu la rivolta giacobina del 1797 che, sopprimendo i simboli del potere nobiliare, segnarono la fine della Repubblica aristocratica.
Sopra l’ingresso principale si trova La battaglia della Meloria ad opera di Giovanni David (Cabella 1743 – Genova 1790) a memoria della battaglia navale del 1284 durante la quale Genova sconfisse definitivamente la nemica Pisa, un’altra delle quattro repubbliche marinare assieme a Venezia e Amalfi.
Sul fronte opposto, al di sopra dello stemma reale dei Savoia, ancora su bozzetto del David, Emanuele Tagliafichi rappresentò Il Doge Leonardo Montaldo restituisce la libertà al Re di Cipro, Jacopo da Lusignano.
Il progetto di Simone Cantoni fu anche di interventi eccezionali, come nel caso del lavoro di Giandomenico Tiepolo, allievo e collaboratore del padre Giambattista, che sulla volta realizzò il grande affresco La Liguria e le glorie della famiglia Giustiniani realizzato tra il 1783 e 1785 e andato perduto poco dopo.
L’affresco venne sostituito dal dipinto tutt’ora visibile di Giuseppe Isola (Genova 1808 – 1893) raffigurante L’allegoria del commercio dei Liguri realizzato nel 1875.
L’assetto decorativo fu completato in fretta e furia in occasione della visita di Napoleone a Genova in città nel 1805 con una serie di di grandi tele chiaro scure di soggetto mitologico e con sagome di putti inseriti nelle nicchie quadrangolari.
I grandi lampadari attualmente visibili, sono stati realizzati appositamente per la riapertura del Palazzo al pubblico nel 1992.
Piazza Giacomo Matteotti, 9, 16123 Genova GE